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giovedì 3 aprile 2008

I tappeti dello Xinjiang

Fuori programma
Il governo di Pechino è riuscito a nascondere la notizia per dieci giorni, poi ieri le autorità locali dello Xinjiang hanno ammesso che ci sono stati degli scontri nella zona islamica il 23 e 24 marzo. Ancora una volta gli echi della repressione scuotono l'Asia e la coscienza collettiva ponendo il mondo di fronte ad un altro genocidio umano, culturale, ed etnico, completamente taciuto, quello dello Xinjiang. Anche questa volta apro una parentesi fuori programma, per parlare nei prossimi giorni di una cultura che come quella tibetana è messa altrettanto a rischio e che da secoli vede nei tappeti una delle sue maggiori espressioni artistiche.

Il dramma dello Xinjiang
Nel corso degli ultimi due millenni, la regione dello Xinjiang è stata governata dall'Impero Turcomanno, dal Tibet, dal Regno Uiguro di Idiqut, dallo Yarkland Moghul Khanate, dagli Zungari e per circa 125 anni dalla Dinastia Han e da quella Tang. L'impero Qing cotrollò il territorio della regione fino alla conquista da parte dell'Imperatore Manchu Qianlong nel 1758. Il controllo Manchu era esercitato dal Generale di Ili, di stanza a Gulja. Yaqub Beg ottenne l'indipendenza dello Xinjiang a spese del governo Manchu nel 1864 Nel 1877 i Manchu ripresero il controllo del territorio e nel 1884 stabilirono la provincia dello Xinjiang (nuova frontiera). Durante la tarda Dinastia Quing la maggior parte dello Xinjiang nord-occidentale fino al lago Balkhash fu governata dall'Impero Russo. Nei primi anni trenta del secolo scorso una ribellione contro il governatore Yang Zengxin portò alla fondazione della Prima Repubblica del Turkestan Orientale. Sheng Shicai, signore della guerra di etnia Han, controllò lo Xinjiang per il decennio successivo. Grazie all'aiuto sovietico venne fondata nel 1944 la Seconda Repubblica del Turkestan Orientale (conosciuta anche come ribellione dei tre distretti) nel territorio dell'attuale prefettura autonoma di Ili Kazakh nel nord dello Xinjiang. L'esperienza della Seconda Repubblica del Turkestan Orientale si concluse nel 1949 quando l'Esercito di Liberazione Popolare Cinese prese il controllo dello Xinjiang. Da allora in tutto lo Xinjiang le autorità cinesi mantengono un controllo severo su ogni manifestazione religiosa, le moschee sono piene di telecamere della polizia. Il governo locale in mano ai cinesi controlla le madrasse, sottopone il clero islamico all’indottrinamento politico, e sceglie perfino le versioni del Corano. In dieci anni, Pechino ha inviato nella regione più di un milione di contadini provenienti da ogni parte del Paese, e ormai sono quasi 8milioni i cinesi di dinastia Han che hanno raggiunto e colonizzato lo Xinjiang. I nuovi coloni hanno iniziato a stravolgere le abitudini e le libertà di cui godeva la minoranza musulmana compromettendo, vita, abitudini, cultura. Più numerosi dei tibetani, gli uiguri sono circa 16 milioni e la differenza etnica rispetto ai cinesi Han è ancora più netta: questa popolazione turcomanna ha caratteri somatici tipici del Medio Oriente, parla una lingua turca e si sente affine alle popolazioni islamiche dell’Asia centrale. La Cina li sta schiacciando con il mescolazionismo e là dove non basta con la repressione armata, le deportazioni, le fucilazioni, gli arresti. Si fa un gran parlare delle occupazioni americane nel mondo come in Iraq ad esempio, ma chissà perchè si tace da 60 anni sulla sistematica e spregevole occupazione Han dello Xinjiang.

La cultura uiguri
Lo Xinjiang è una regione storica, misteriosa, culla e cerniera dell'Asia e dei popoli occidentali europei. Quì oltre agli uiguri di chiara matrice mediorientale esistono ancora popolazioni bionde dai caratteri somatici europei, si dice facciano parte di una discendenza di soldati di Alessandro Magno, che anzichè ritornare in patria si stabilirono in questa remota e singolare regione. Quì sono stati trovati interessantissimi reperti archeologici, quì sono stati scoperti gli antichissimi affreschi di Turfan nonchè preziosissimi frammenti di tappeti antichi, quì si tessono ancora splendidi tappeti a disegno "Melograno" conosciuti come Khotan e Samarcanda. La cultura uiguri non è cultura cinese, piuttosto la testimonianza tutt'ora esistente di una cultura antica, protocinese in un habitat particolarissimo che l'immissione di milioni di individui Han pregiudicherà per sempre.

Gli incidenti
L’epicentro della sommossa si è avuto nella città di Khotan e nella prefettura di Qaraqash, a quasi duemila chilometri dalla capitale regionale, Urumqi. A scatenare la rabbia dei musulmani sembra essere stata la morte in carcere di un loro leader, Mutallip Hajim, 38enne ricco mercante di giada, notabile rispettato per le sue attività filantropiche nella comunità islamica. Arrestato in base ad accuse ignote, Hajim è stato in prigione per due mesi.La polizia ha chiamato la famiglia perché venissero a riprendersi la sua salma, sostenendo che era morto in ospedale per arresto cardiaco. Il decesso sospetto ha fatto esplodere una rabbia contro il dominio cinese che nello Xinjiang è da sempre latente. I manifestanti hanno rilanciato antiche rivendicazioni: la scarcerazione di tutti i prigionieri politici, la libertà religiosa, la facoltà per le donne di portare il velo. Il grosso dei cortei di protesta all’inizio sono stati formati proprio da donne, diverse centinaia di loro si sono messe in marcia verso la stazione degli autobus di Lop.Quando gruppi di uomini si sono uniti alla protesta la polizia li ha circondati arrestando più di 400 persone. Dieci giorni dopo gli incidenti, le testimonianze che giungono da Khotan parlano di una città tuttora sotto assedio, con i ristoranti vuoti e un coprifuoco di fatto.

L'atto simbolico di "Tappetorientale"
Un paragrafo (che si protrarrà per qualche giorno) dedicato ai tappeti degli uiguri (meravigliosi tappeti a melograni) è il tributo minimo che si possa riconoscere a questa popolazione, il cui disastro taciuto non riduce la gravità del suo olocausto, ma anzi aumenta le colpe di un occidente cieco e insensibile che per ragioni di geopolitica, ed ora, pure di profitto, nega questo disastro. Ho sostituito inoltre il nastro nel head del sito con uno nuovo, dedicato allo Xinjiang, perchè la sensibilità verso questo patrimonio umano, artistico, culturale ed etnologico merita perlomeno di essere manifestata attraverso il silenzioso dissenso dei nostri portali web.
Chi fosse interessato a fare altrettanto nel proprio sito può farlo prelevando questo codice per poi inserirlo nella parte head del proprio blog o sito:

Codice





Particolari di preziosi e antichi tappeti Khotan.

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