Subscribe:

martedì 13 maggio 2008

Il tappeto Cinese mette in crisi il tappeto Persiano

Più volte, mi sono ritrovato ad accennare alla concorrenza cinese imitativa e alla conseguente crisi del mercato persiano. Personalmente penso che il risultato di questo trend negativo raggiunto e ormai consolidato da anni sia da imputare soprattutto al pensiero persiano stesso. Ossia a quel messaggio autoreferenziale che negli ultimi decenni si è voluto perseguire e spendere e che di fatto ha finito con il portare il tappeto iranico ed il tappeto in generale sotto parametri di valutazione completamente diversi e fuorvianti.
Quando si ricerca esclusivamente la perfezione del disegno, quando si persegue l'esasperata fittezza dei nodi, quando si punta tutto sulla qualità dei materiali, ignorando spontaneità, concettualità e radici del tappeto stesso, ecco che si finisce con il produrre un ottimo prodotto commerciale, che però è altrettanto imitabile presso altre realtà. Il punto di forza delle manifatture era e doveva rimanere la loro caratteristica propria, la loro genuinità, il loro messaggio di civiltà nonchè quello concettuale e storico, la loro tradizione, la provenienza! Perseguire per decenni una fredda perfezione, ha deconcettualizzato il tappeto persiano, portandolo a livelli di povertà tale che un Tabriz cinese viene profanamente visto a pari merito di un Tabriz originale persiano.
Pubblico quì di seguito un articolo di qualche tempo fa proprio a proposito della drammatica concorrenza cinese.
Le esportazioni - ha affermato il capo dell’Unione dei commercianti di Teheran, Ahmad Sadeqi - hanno subito un tracollo dell’80 per cento negli ultimi 14 anni. Fortissima la concorrenza da India e Cina

TEHERAN (Iran) - Dai disegni geometrici a colori vivaci dei nomadi del sud alla seta delle città di Qom e Kashan, dai “quattro stagioni” a quadri regolari alle scene poetiche di giardini iraniani. Le immagini dei tappeti persiani hanno esportato nel mondo non solo il meglio dell’artigianato, ma anche la cultura iraniana.
Ora però anche il loro predominio sul mercato globale è minacciato dalla concorrenza indiana, cinese e di altri Paesi, che producono a costi più bassi. Le esportazioni dall’Iran, ha affermato il capo dell’Unione dei commercianti di Teheran, Ahmad Sadeqi, hanno subito un tracollo dell’80 per cento negli ultimi 14 anni.
«La tendenza al ribasso - ha detto Sadeqi all’agenzia Irna - è cominciata nel 1994 e non si è più fermata. Il risultato è che se 14 anni fa esportavamo tappeti fatti a mano per un valore di 1,6 miliardi di dollari, oggi non superiamo i 450 milioni». Una perdita alla quale va aggiunta quella derivante dalla caduta di valore del biglietto verde.
L’Iran, dunque, che deteneva un sicuro controllo del mercato, è sceso abbondantemente sotto la quota del 50 per cento. I produttori e commercianti iraniani, che nonostante i tesi rapporti politici hanno negli Stati Uniti i loro principali acquirenti, seguiti dalla Germania, lamentano quella che definiscono la «concorrenza sleale» di altri Paesi. E ciò, nonostante i circa duemila punti vendita iraniani in Nord America e in Europa.
«Alcuni Paesi, tra i quali il Pakistan, l’Afghanistan, l’Egitto, la Cina e l’India - afferma Sadeqi - hanno imitato i disegni e i motivi del tappeto persiano tradizionale, e ciò ha portato ad una riduzione delle nostre esportazioni». La produzione dei concorrenti, infatti, richiede costi minori, sia per la manodopera a buon mercato, sia grazie ai prezzi più limitati delle materie prime.Una situazione d’emergenza davanti alla quale il capo dei commercianti di Teheran chiede un’azione straordinaria delle autorità, volta in primo luogo ad «un’estesa campagna pubblicitaria» a livello mondiale a riprova della qualità del prodotto locale.
A cercare di dare una mano in questo senso ci hanno provato anche 15 registi iraniani, realizzando cortometraggi dedicati alla paziente scelta dei materiali, tutti naturali, e alla lavorazione dei tappeti. Il governo ha promesso che si impegnerà per aiutare ad aumentare i punti vendita a 5mila negli Usa e in Europa. Ma ai produttori e commercianti chiede anche un cambio di mentalità per cercare di adattarsi alle richieste della clientela di questo settore, che dà lavoro a due milioni di persone nel Paese.Gli addetti ai lavori hanno promesso di fare del loro meglio, a cominciare dai tentativi di conquistare nuovi mercati. Primo fra tutti quello russo, dove la crescita delle classi più ricche sta facendo incrementare anche la richiesta dei tappeti più costosi, a partire dai 4.000 euro a pezzo.

Alberto Zanconato12/2/2008

Notizia tratta da: La gazzetta del Mezzogiorno

0 commenti: