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mercoledì 7 maggio 2008

Il tappeto Tibetano

La produzione locale dei tappeti tibetani e molto antica, il suo culmine massimo lo raggiunse tra il Seicento e l'Ottocento per soddisfare alcune funzioni litrgiche: si annodarono infatti numerosi manufatti destinati ai templi. Molto utilizzati erano i cosiddetti tappeti a colonna con dimensioni oscillanti tra 0,60 x 0,80 e 1,80 x 3,60 metri, che venivano poi legati con robusti lacci ai fusti delle colonne dei luoghi di culto; diffusi anche i tappeti da meditazione, su cui i monaci si sedevano in preghiera per ascendere alla buddità, e anche le lunghe corsie utilizzate da porsi sulle panche dei templi. Si producevano inoltre manufatti per sellare o bordare gli animali da soma, spesso resi più resistenti da fodere in stoffa o in feltro; in tale ambito risultano particolarmente originali alcuni coprisella dalla curiosa forma a farfalla. I tibetani instauravano con il tappeto una sorta di simbiosi e attribuivano ai segni di questi tessuti valenze di tipo scaramantico, come nel caso del fior di loto e del pipistrello, o propiziatorio, come per i tessuti a scacchiera bicromi , che venivano posti davanti alle porte o alle finestre col duplice scopo di mantenere il tepore e allontanare gli spiriti maligni.
Gli antichi esemplari tibetani furono realizzati con lane locali e rivelano un'annodatura grossolana. Nei disegni sono riconoscibili influenze indiane e cinesi, le immagini riproducono spesso i più famosi simboli buddisti però più suggestivi nei colori rispetto a quelli cinesi. Fiori di Loto, Tigri, Draghi, Fenici, Melograni, Peonie, e ancora il Nodo Senza Fine e il Mandala – provengono da un passato lontanissimo e fanno parte della memoria collettiva del popolo che li ha creati. Da ricordare i tappeti monocromi, che rappresentano il vuoto, inteso a esprimere concettualmente la possibilità infinita di manifestazioni del buddhismo tantrico ed i tappeti con la Tigre che erano destinati ai Lama. La maggior parte della produzione contemporanea tibetana viene prodotta in India, Nepal o Pakistan e si è spostata da prodotti della tradizione a prodotti per il mercato. Lo sradicamento da una parte e l'estinzione dall'altra dei popoli tibetani si è prestato alla trasformazione di questo prodotto, che meglio di altri ha saputo rispondere alla domanda innovativa del mercato che tenta di immettere anche nel mondo del tappeto il concetto di "brand" o "marchio", laddove i tappeti si sono sempre identificati per la loro provenienza geografica o per l'origine dell'annodatore. Ottimi materiali, grande ricerca nei disegni, canali distributivi selezionati, questi sono i punti cardine che promuovono questa nuova generazione di tappeti decorativi che nulla hanno a che spartire con quelli magici ed ancestrali di un tempo.

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