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martedì 15 luglio 2008

Quando il tappeto annodato fa PIL

Non è facile immaginarlo, ma per quanto il tappeto annodato rappresenti un lavoro manuale e tradizionale, è anche vero che a tutt'oggi esso rappresenti in paesi come la Persia un'industria fondamentale oltre che caratteristica dell'identità nazionale.
Solo in Iran ad esempio, sei milioni di lavoratori risultano ufficialmente censiti come lavoratori nel comparto dei tappeti orientali, noi sappiamo che sono molti di più. Va poi considerato tutto quello che si muove prima e dopo la lavorazione del prodotto, dagli allevatori delle pecore ai fornitori dei tappeti. Finiamo con l'intendere che il tappeto interessa una così ampia fetta di popoli e di economia, da rappresentare un fenomeno rilevante anche di ordine pubblico.
Quando i tessitori di Tabriz, gli ustad di Keshan, o i nomadi del Fars non riusciranno più a ricavare il proprio fabbisogno confezionando tappeti, allora milioni di lavoratori saranno costretti dalla fame a cambiare abitudini, probabilmente anche a emigrare.
La difesa del tappeto non è pertanto solo più una questione di difesa dell'arte e della bellezza, ma anche il mantenimento di uno status quo che se dovesse cambiare (e sta già cambiando) vedrebbe certamente un Iran più intento a produrre missili piuttosto che tappeti, e questa sarebbe una sconfitta per tutti.

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