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lunedì 29 settembre 2008

Perna - qualche precisazione

Un rilievo giuntomi per email, mi porta a fare qualche precisazione di più sull'artigiano romeno "Perna" e i suoi tappeti, argomento sul quale evidentemente non sono stato abbastanza chiaro e per questo ora chiarisco.

Perna era un artigiano romeno proveniente dall'atelier di Teodor Tuduc. Il suo laboratorio era a Herman, non lontano da Brasov e produceva tappeti di tipo imitativo consapevolmente moderni ma ispirati a soggetti antichi. Produsse anche copie delle copie dei tappeti realizzati da Tuduc, ma non operava antichizzazioni, anche se in taluni casi i suoi migliori tappeti vennero scambiati erroneamente per i falsi di Tuduc.

Quì rappresentata: l'immagine di un esemplare realizzato negli anni '80 e che originariamente era stato scambiato per un Kuba caucasico di Teodor Tuduc, riconosciuto poi invece come un "Perna".

domenica 28 settembre 2008

Teodor Tuduc Il grande falsario

Si è trattato di un vero artista non c'è che dire. Un così sapiente e preparato restauratore di tappeti romeno che passò alla storia, non per i suoi restauri, ma per le sue rocambolesche imprese di falsificazione. Falsi che furono scambiati per veri e che rimasero appesi nei musei per anni senza che nessuno se ne fosse mai accorto. Teodor Tuduc nacque a Cluj in Transilvania nel 1888 e morì a Bucarest nel 1983, il suo laboratorio era a Brasov, dove diede vita a fedeli riproduzioni di tappeti del genere antico transilvano originando un fenomeno che produsse altri falsi ed altri falsari, tutti sulla falsariga delle sue "opere". Con la complicità consapevole ed inconsapevole di importanti intermediari le sue creazioni entrarono nelle collezioni e nei musei più importanti di tutto il mondo, uno di questi fu il Victoria and Albert Museum, dove un suo "falso" rimase esposto inosservato per anni . Certo, la teppetologia è una neoscienza che ha fatto passi da gigante in questi ultimi decenni, e certamente grazie a questa evoluzione e al moltiplicarsi delle possibilità di riscontro e raffronto è senz'altro più facile riconoscere un falso di Tuduc da un vero transilvano. Tuduc ad esempio, -forse per un carattere troppo perfezionista - usava "girare" l'angolo delle cornici dei suoi tappeti, dando una soluzione continuativa al decoro che era difficile riscontrare nei veri e spontanei transilvani. Altri elementi di riscontro possono essere la mancanza delle lazy lines, o una troppo omogenea consunzione del vello, insieme a lane troppo infeltrite dai trattamenti antichizzanti che consistevano nel sotterramento del manufatto lasciandolo per giorni all'umidità delle terre e alle corrosioni dei letami. Quest'uomo che è divenuto un mito è oggi al centro di bibliografie e di studi e catalogazioni (la più recente è in appendice al volume "Antichi tappeti ottomani in Transilvania" del dott. Ionescu). DopoTuduc, altri seguirono la sua strada, -seppur senza le pretese di produrre falsi quanto piuttosto tappeti imitativi a quelli di Tuduc- principalmente reano suoi apprendisti o artisti che si rifacevano a lui e alle sue opere. Wendel Swan ad esempio cita l'artigiano "Perna" che nel villaggio rumeno di Herman aveva un atelier dove produceva copie delle copie di Tuduc. Fatti i dovuto e necessari distinguo per smascherare queste mirabili copie dai veri esemplari ai quali Tuduc si rifaceva, oggi questi stessi falsi sono visti con rispetto e interesse e costituiscono -anche se in modo particolare- tappeti d'antiquariato. E' da segnalare infine la fioritura di numerosi atelier contemporanei, molti dei quali producono splendidi tappeti che si rifanno stilisticamente e strutturalmente a tappeti del 1500-1600, un alternativa (questa volta onesta e non fraudolenta) alle soluzioni di arredo dei tempi moderni.

giovedì 25 settembre 2008

Un falso a Sartirana

Domenica scorsa si è conclusa la mostra mercato di Sartirana. Gli impegni per l'apertura del nuovo esercizio congiunti a problemi di altro genere mi hanno aihmè impedito di poterla andare a vedere, benchè numerosi amici e colleghi avessero sperato fino all'ultimo che potessi andare.
A giudicare dalle impressioni raccolte, Sartirana è stata ancora una volta un appuntamento che ha centrato il bersaglio: ovvero la realizzazione di un evento più dedicato alla mostra che al mercato del tappeto. Poche infatti le vendite, ma molte le ghiotte e dotte occasioni per parlare di tappeti, come ad esempio la serie di lezioni tenute da Alberto Boralevi. Non è mancato il colpo di scena: la scoperta di un falso transilvano ascritto al grande falsario Teodor Tuduc e che era stato esposto invece come originale preghiera transilvana del tardo '800. Già perchè i falsi d'autore esistono anche per i tappeti, non solo per le tele, un tema che preferisco rimandare a domenica, giorno per il quale dedicherò un articolo interamente dedicato a Tuduc e ai suoi predecessori.

mercoledì 24 settembre 2008

Anche i tappeti Persiani sono tappeti orientali

Una distinzione equivoca che alcuni commercianti usano fare è quella di identificare i tappeti iranici come persiani e di definire gli altri tappeti semplicemente come "orientali". Naturalmente c'è da sorridere e da imbarazzarsi per questo genere di distinzione. Forse secondo loro, un tappeto iranico non è orientale? Forse -ne dubito fortemente- questi professionisti sono incapaci di riconoscere un tappeto indiano o pakistano e si accontentano di denominarlo orientale? Oppure si cerca piuttosto di attribuire una definizione generica ad un manufatto del quale si preferisce nascondere la provenienza? Magari per venderlo a chi altrimenti non lo comprerebbe? Ai lettori l'interpretazione di questo mistero.

P.S: la pubblicazione degli articoli proseguirà in maniera ridotta e discontinua fino al giorno 8 di ottobre, data nella quale allacceranno finalmente in ditta l'ADSL.

domenica 21 settembre 2008

Non tutti i tappeti hanno il nome di una città

Se molti tappeti orientali prendono il nome dalla città di produzione, ciò non può essere per quei tappeti annodati da popolazioni nomadi e non sedentarie, che in un posto iniziavano il tappeto ed in un altro lo finivano. Una grave dimostrazione di inesperienza e di approssimazione professionale si verifica proprio quando un commerciante indica un tappeto di Beluci, di Qashqai, o di Tekè come un tappeto prodotto in un omonima città, che in questo caso non esiste!!I tappeti sopraelencati infatti prendono il nome dalle tribù nomadi che li annodano e non dalla città dove questi risiedono, semplicemente perchè da secoli queste popolazioni non hanno mai avuto e voluto una casa, ma piuttosto una tenda che insieme al telaio smontavano e rimontavano di volta in volta. Oggi il fenomeno del nomadismo è stato quasi totalmente vinto dagli stati moderni dell'Asia, che hanno considerato questo genere di vita una vergogna, e che per questo lo hanno contrastato anche con la forza. Ma anche se queste popolazioni sono state obbligate alla sedentarietà, i loro tappeti proseguono a prendere il nome dalle tribù e non dalle città, ultimo atto dovuto per rispetto dell'orgoglio di questi popoli che certo avrebbero voluto un epilogo differente.
Quì sotto un esempio dimostrativo: l'estensione dell'area di Baluci, ossia le regioni dove migrano e vivono i baluci, molti dei quali ormai sedentarizzati.

mercoledì 17 settembre 2008

De Reviziis vi aspetta a Torino in via San Francesco da Paola 13/F in pieno centro storico.

Il giorno dell'apertura

Ieri: martedì 16 settembre è stato il giorno della "non inaugurazione", la chiamo così, perchè essendo un "proseguo", a distanza di un anno dalla chiusura degli storici locali, mi sono limitato ad aprire il nuovo negozio e a "bagnarlo" con una bottiglia di champagne insieme a mia moglie, a pochi stretti famigliari e un amico. Si è trattato quindi di una riapertura in "sordina", ma ugualmente tanto attesa. Dopo un anno di stand by la ditta "De Reviziis" già "Studio d'arte le Tableau" ritorna al commercio di tappeti orientali e opere d'arte, nei nuovi locali in via San Francesco da Paola. Durante la giornata, diverse persone si sono soffermate con curiosità a guardare le vetrine, alcuni addirittutra, fermando e spegnendo le auto o le moto per venire espressamente a vedere da vicino. I condomini del palazzo -peraltro molto onorati della nostra presenza- sono venuti a trovarci e a farci gli onori di casa complimentandosi per i pezzi esposti; tra le tante persone è passato a farmi visita anche un forumista della comunità "Infotappeti". La giornata è stata senza dubbio piacevole, come tante altre che verranno.

Il negozio è un piccolo gioiello incastonato in un antico palazzo seicentesco tutelato dalle Belle Arti sito nel centro storico di Torino, in piena area risorgimentale a due passi dalle piazze Carignano e San Carlo. I miei tappeti sono quelli che a parer mio, meglio rappresentano la storia, il senso di quest'arte millenaria, ossia: tappeti tribali, archetipi e di villaggio, caucasici, anatolici, persiani e turcomanni, di vecchia e antica lavorazione. Qualche pezzo fine, e qualche pezzo decorativo, nessun extrafine di palazzo o di scuola (almeno per il momento).

Da oggi io sarò quì, nella mia piccola galleria in via San Francesco da Paola 13/F, per offrirvi la mia consulenza ed esperienza, ma anche solo per parlare di tappeti o per prendere un caffè, magari mostrandovi qualcuno dei miei pezzi.

Un saluto.



Abbiamo scelto di trattare - come da tradizione famigliare - il genere di tappeti che a parer nostro meglio rappresenta la storia e il senso di quest'arte millenaria e dei popoli che l'hanno "inventata. Siamo specializzati nella proposta di tappeti tribali, archetipi e di villaggio; di provenienza caucasica, anatolica, persiana e turcomanna; di nuova, vecchia e antica lavorazione, tutti da noi rigorosamente scelti e ricercati direttamente nei paesi di origine. Ricerca della qualità, professionalità, assistenza prima e dopo l'acquisto, sono i valori fondanti della nostra esperienza commerciale ultratrentennale nel settore dell'arte. Tutti i nostri tappeti, sono di assoluta prima scelta, accompagnati da accurato certificato di garanzia. I nostri servizi: facilitazioni di pagamento, possibilità di ambientazione (solo in Torino e provincia), lavaggio, restauro, permuta, consulenza, valutazione e acquisto dell'usato. Aperti anche la domenica su prenotazione. Per qualsiasi richiesta non esitate a contattarci.

martedì 16 settembre 2008

Lettere a Tappeto orientale: "Tappeti annodati con l'ago?"

Riprende da questa settimana la pubblicazione delle lettere al blog.

Due giorni fa la signora Rosa mi scriveva:

Conosco poco i tappeti e quindi sono piena di dubbi. Oggi, sentendo il presentatore di una nota televisione che vendeva tappeti, sono rimasta frastornata da alcune cose che hanno complicato le mie già scarse conoscenze. Parlava di un tappeto della città di Beluci in Persia, fatto con la tecnica suf summak senza pelo, o almeno così ho capito, e siccome io ne ho uno con il pelo e chi me lo ha venduto mi ha detto che è stato fatto da nomadi Beluci dell'Afganistan, mi chiedo: chi ha ragione? Poi, ha anche detto che il pelo del tappeto è fatto introducendo con l'ago i fili fra gli orditi orizzontali e le trame verticali. Ma non era l'opposto? Io ho visitato in Turchia, durante un viaggio organizzato, una ditta di tappeti ma non ricordo usassero l'ago. Magari mi sbaglio. La ringrazio se mi vorrà rispondere e mi scusi per il disturbo.
Rosa



Gentile signora Rosa
Non so chi sia questo presentatore ne voglio approfondire. Certo quelle che ho letto sono affermazioni di una tale "asineria" da far arrossire un professionista del settore, quando non addirittuta uno che il settore lo mastica solamente.
Purtroppo, la crisi economica, la necessità di monetizzare, il costo enorme di un'impresa hanno reso trascurabili dettagli come l'onestà e la competenza, privilegiando evidentemente chi -indipendentemente se dica panzane o verità- fa più odience e ordinazioni.
Assisto talvolta a delle "televendite" o presentazioni di tappeti, e devo dirle che spesso sono più simili a degli show e a delle pantomime che a quello per cui dovrebbero essere. La mia reazione signora Rosa non è di frastornamento, ma di disgusto, con conseguente cambio di canale.
E allora diciamolo, diciamolo per questo presentatore creativo più che per la signora Rosa stessa, che certo non è obbligata a conoscere il tappeto, mentre i presentatori si:
  • La tecnica suf non è la tecnica sumak
  • Gli orditi sono verticali, e le trame orizzontali, e non viceversa
  • I tappeti si annodano a mano, con l'uso delle dita e non degli aghi
  • Non esiste una città di nome Beluci, ma i baluci: una popolazione di nomadi che vivono e si spostano in un'area tra l'Iran orientale e l'Afghanistan occidentale

Cordialità

lunedì 15 settembre 2008

Un nuovo premio




Un nuovo premio dedicato dall'amica Cristy, che a questo punto mi lusinga.
Il rito di questo premio richiede di elencare alcune cose:


  • Citare da chi si è ricevuto il premio: Cristy appunto;

  • dire perchè si è deciso di creare il blog: per questo leggasi la mia
    mission;

  • dire quale è la propria arte preferita: c'è bisogno di dirlo?

  • Infine onorare altri 13 blog: non posso e non voglio fare ingiustizie, pertanto consegno a tutti gli amici blogger presenti nella mia pagina scambio link questo premio.

    A domani sera, con un articolo dedicato alla riapertura della ditta!!

  • domenica 14 settembre 2008

    Declino del tappeto caucasico

    Qualche giorno fa un lettore interveniva in questo blog scrivendo così:

    "Non e' vero che gli ultimi veri caucasici li troviamo al massimo fino agli anni 20/30? Al riguardo vorrei un tuo gentile commento. Ciao continua così.
    Freddy"


    Effettivamente, come avvenne per i tappeti turchi e persiani, anche i tappeti caucasici subirono -anche se in maniera meno accentuata e per ragioni differenti- un declino di produzione. Nel caso specifico fu il dominatore russo -specialmente nella sua evoluzione sovietica- a produrre quel processo di trasformazione, di impoverimento iconografico e di ibridazione del tappeto caucasico. Benchè il dominatore dovette nel tempo fronteggiare forti resistenze locali, giustamente poco inclini a cedere all'assogettamento e alle relative campagne di sedentarizzazione, la trasformazione avvenne comunque in maniera progresiva e inevitabile determinando produzioni anche standarizzate che persero il loro precedente e spontaneo primitivismo. Già nel corso dell'Ottocento l'invasore russo impose il suo controllo su molte manifatture, costringedo -ad esempio gli armeni- a produrre tappeti a gusto e disegno francese, destinati all'estero. Fu con la fine della seconda guerra mondiale con il nuovo ordinamento sociopolitico imposto dai piani quinquennali di Stalin che il tappeto caucasico perse completamente l'originaria essenza, per trasformarsi in un prodotto standarizzato. I sovietici infatti, imposero a molte popolazioni nomadi la sedentarietà, "impiegarono" i pastori e le donne nelle fabbriche di tessitura popolari. Le lane erano colorate con scadenti tinte sintetiche, gli originali decori: sostituiti con disegni di imitazione persiana.
    Mentre le città sovietiche del caucaso producevano così tappeti atipici, standarizzati, di imitazione, persino a tema sovietico, destinati ad un mercato estero; alcune popolazioni resistevano tenacemente, asserragliate tra le impenetrabili catene montuose, e proseguendo ad annodare tappeti per il proprio uso. Ma questo genere di tappeti sono una goccia nel mare, che videro nella caduta dell'impero sovietico un nuovo ancor più temibile nemico: la globalizzazione.
    Il XXI secolo segna così il tonfo finale della lunga e lenta parabola discendente, di questa originalissima produzione. Non resta che tenerci stretti gli esemplari antichi, e persino i vecchi, che raffrontati alle produzioni di oggi, hanno comunque ancora qualcosa da dire e di cui farci incantare.

    sabato 13 settembre 2008

    Un premio al blog

    Ringrazio la mia amica Cristy e anche il blogger di Kinemakolor, ambedue hanno dedicato questo premio a tappetorientale.

    Premio Blog Vitaminico A.C.E.

    giovedì 11 settembre 2008

    Differenza tra tappetai e mercanti



    Il segreto che sta alla base del Successo lavorativo è quello di fare un lavoro che piace. Nessuno rende bene se deve fare un cosa che non lo interessa. Per lavorare meglio e dare il meglio di se, serve quindi motivazione ed entusiasmo. Nei commercianti di tappeti improvvisati (quelli che avevano studiato agraria, farmacia, biologia per poi mettere in piedi un'impresa di tappeti per intenderci) la mancanza di queste attitudini alla vendita del tappeto è sicuramente l'handicap più grande. Non a caso, i più noti e famosi commercianti di tappeti sono anche scrittori di libri, periti di tribunale, studiosi, viaggiatori, e via via. Questo dimostra quanta passione, muove generalmente questo genere di persone, rappresentando al tempo stesso una sicura garanzia per il compratore.
    La funzione sociale di un mercante di tappeti, non è quella di un semplice commerciante che vende per profitto. Il mercante di tappeti svolge un ruolo importante, quello cioè di una persona esperta, che utilizzando le proprie capacità, le proprie risorse e le proprie conoscenze nel campo, ricerca e sceglie direttamente nei paesi d'origine i pezzi per le case o per le collezioni della propria committenza, anche quella che deve ancora venire. E' in questo differente spirito che si distingue la differenza tra un tappetaio e un mercante di tappeti . Il primo è solo una persona che vende e tratta i tappeti come patate e che per rinpinguare il suo magazzino alza la cornetta e ordina una partita di tappeti al padre o al grossista che sta in Iran. Il secondo, si reca direttamente in Turchia, in Persia, nel Caucaso, ricerca e sceglie personalmente ogni singolo pezzo, come se lo stesse scegliendo per casa sua o per la sua stessa collezione. E' una visione di vita completamente differente che applicata allo stesso lavoro, determina una differente proposta commerciale e quindi anche un risultato completamente diverso di sviluppo esperienziale. Il gergo "tappetaio" come pure "tappetaro" sono dei neologismi che nel loro significato generalizzante risultano alla categoria quasi dispregiativi se non insultanti, ma che ben calzano per un genere di commercianti del settore che vedono nel tappeto solo un veicolo per "campare" o peggio per arricchirsi.

    mercoledì 10 settembre 2008

    Non è sempre vero che i tappeti più fini valgono di più

    E' opinione diffusa negli pseudo-collezionisti e negli acquirenti profani, che se un tappeto è fine, questi valga di più di un altro a nodo più grosso. Anche in questo caso trattasi di un madornale errore, spesso dettato dalla cattiva informazione e dagli interessi di taluni persiani che per vendere i loro tappeti iraniani hanno operato spesso e volentieri una mendace opera di controinformazione. Non va dimenticato infatti che il tappeto essendo prima di tutto un'opera d'arte o di grande artigianato, ha altri parametri di valutazione oltre alla finezza del punto, come: rarità dei decori, impiego dei materiali, periodo di realizzazione, qualità e provenienza. Ci sono tappeti dal nodo grosso come la maggior parte della produzione caucasica, che risultano i più costosi e ricercati dai veri collezionisti, mentre altri con una concentrazione di nodi più alta, sono privi di qualsiasi interesse. Oppure ad esempio, si può pensare ai Serapi, che non hanno una finezza di nodo paragonabile ad un Tabriz o ad un Nain, ma che risultano tra i più ambiti nel mercato. Sempre rimanendo intorno a questo tema, è bene precisare che non esistono manifatture moderne destinate a diventare un oggetto di antiquariato, un tappeto per quanto finissimo fatto al giorno d'oggi, lo si potrà produrre anche i prossimi 30 anni, ed è proprio questa riproducibilità del tappeto che determina l'impossibilità di queste manifatture a diventare un oggetto di antiquariato e di collezionismo.

    martedì 9 settembre 2008

    Non tutti persiani conoscono i tappeti



    E' purtroppo opinione diffusa che chi vende tappeti debba essere necessariamente persiano, così come è altrettano diffusa e sbagliata l'opinione che un tappeto fatto a mano, debba altrettanto essere persiano affinchè gli venga riconosciuto un certo valore economico o artistico. Ambedue queste semplificazioni sono ovviamente sbagliate e sono principalmente il frutto della non conoscenza della materia da parte dell'italiano medio. Non tutti i venditori persiani conoscono il tappeto, (sarebbe come pensare che tutti gli italiani si intendessero di vini o che tutti gli svizzeri si intendano di orologi). E non tutti i tappeti di valore sono Persiani. Purtroppo molti commercianti di tappeti sono persone non competenti, che essendo di origine persiana e non volendo ritornare in patria a causa del cambio politico avvenuto con la Rivoluzione, falliti o conclusi gli studi di: agraria, farmacia, botanica o qualsiasi altra materia, hanno deciso di intraprendere il commercio di tappeti persiani, approfittando dell'inesperienza dell'acquirenza verso quest'arte e al tempo stesso approfittando della loro provenienza per presentarsi come "esperti".Proprio queste persone con la loro totale inesperienza e con il loro esclusivo interesse a vendere tappeti di casa loro, hanno fatto si, che il commercio del tappeto assumesse contorni foschi e cupi, che certo non hanno aiutato ne quelle persone competenti (anche persiane) che vi operano, ne tanto meno quest'arte, che oggi, è in crisi pure in Persia. Contrariamente quindi a quanto si possa pensare, di fronte ad una materia così complicata quale la tappetologia, l'italiano che vende generazionalmente tappeti (magari meglio se non insieme alle tende e alle moquette) è sicuramente garanzia di passione e professionalità, in quanto ad un italiano medio non competente in materia, mai passerebbe per la testa di intraprendere un simile commercio. Sia chiaro, che di commercianti e professionisti del settore di origine persiana capaci e competenti ce ne sono eccome, penso ad esempio a: Taher Sabahi , a Bijan Parvizyar (detto il principe) o all'amico Karim Sobouti (detto Nader), e a tanti altri, ma per ogni persiano competente, ahimè nel commercio di tappeti ce ne sono altri 100 improvvisati. Meglio quindi -se non si ha un commerciante di fiducia a cui rivolgersi- evitare pregiudizi che vanno in genere solo a scapito del cliente, e valutare l'acquisto di un tappeto orientale non in base alla provenienza del venditore, ma considerando ben altri termini di valutazione.

    domenica 7 settembre 2008

    Collezioni di tappeti private o indicate con nome di privati

    • Collezione Angelo Frova, Milano
    • Collezione Altmann, Metropolitan M., New York
    • Collezione Ballard, Metropolitan M., New York
    • Collezione Bernheimer, Monaco
    • Collezione Bielz, Hamamstadt
    • Collezione Barbieri, Genova
    • Collezione Campana, Milano
    • Collezione Casa Duween, Londra
    • Collezione Catan, Parigi
    • Collezione Cà d'oro, Venezia
    • Collezione Contini-Bonacossi, Firenze
    • Collezione Clark, Corcoran Art Gzilery, Washington
    • Collezione Cinilikiosk, Istanbul
    • Collezione Dehering Art Institute, Chicago
    • Collezione Doria Pamphily, Roma
    • Collezione Ungar Endrè, Budapest
    • Collezione Paul Getty, USA
    • Collezione Gulbekian, USA
    • Collezione Lamm, Naesby Hus, Svezia
    • Collezione Loewy, Los Angeles
    • Collezione Mayorcas, Londra
    • Collezione Simone Lutomirski, Milano
    • Collezione Marquet-Vasselot, Parigi
    • Collezione Niescher, Chemnitz Collezione Otten, Amsterdam
    • Collezione Patani, Milano
    • Collezione Pogliaghi, Varese
    • Collezione Rath, Budapest
    • Collezione Rockfeller - Mac Cormick, New York
    • Collezione Rothschild, USA
    • Collezione Salting, victoria and Albert Museum, Londra
    • Collezione Schwarzenberg, Vienna
    • Collezione Taher Sabahi, Torino
    • Collezione Tarica, Milano
    • Collezione Trevor, New York
    • Collezione Tucher, Monaco
    • Collezione istituto Don J. Valencia, Madrid
    • Collezione Williams, Filadelfia

    sabato 6 settembre 2008

    Parametri di valore degli Herekè

    Un piccolo tappeto di Herekè è senz'altro un gioiello che un amatore e collezionista a mezzi non può e non deve farsi scappare. Gli Herekè sono senz'altro la manifattura più celebre e migliore al mondo e per qusto vedrò nel prossimo futuro di trattarla in maniera ampia e soddisfacente. Nel frattempo ecco qualche piccola informazione: le dimensioni possono variare da quelle di un fazzoletto a dimensioni tali da ricoprire una parete. Questi tappeti contengono più di un milione di nodi al mq e i loro disegni riproducono impianti floreali ricchissimi, con garofani, tulipani, rose mescelati in aiuole incantevoli, ne vengono prodotti anche a preghiera o figurativi, tessuti nelle loro trame si possono trovare fili di oro o argento, nacquero come manifattura imperiale per la corte dell'impero ottomano, e oggi esistono scuole molto affermate che li producono solo su committenza. Essendo tappeti importanti, gli Herekè hanno quindi prezzi importanti, che aumentano non proporzionalmente alla quantità dei metri quadrati di tappeto realizzato, ma bensì seguendo una curva esponenziale che può lasciare interdetti i meno esperti.
    Senza entrare nel dettaglio dei prezzi all'ingrosso degli Herekè è importante sapere che a parità di qualità e di densità di nodi, più grandi sono le dimensioni di un tappeto, più ogni metro quadrato di tappeto viene calcolato a un prezzo di mercato più alto, un po come succede nel mondo dei diamanti al crescere della caratura. Una delle spiegazioni più terra terra di questa dinamica è molto facile: un tappeto di Herekè -anche il più fine- è senz'altro più veloce da realizzare ed è anche più facile da vendere, mentre confezionare un Herekè grande, costa molto in termini di filato in seta, e di tempo, ed è molto più difficile da "piazzare". Per questo tappeti di dimensioni più grandi costano molto più di altri a pari qualità ma di dimensioni più ridotte.

    Ecco una piccola tabella di riferimento per i meno esperti:

    Prezzo al mq di un tappeto Herekè da 1 a 2 mq: "prezzo x"
    prezzo al mq di un tappeto Herekè da 2 a 4 mq: "prezzo x aumentato dell'11%"
    prezzo al mq di un tappeto Herekè da 4 a 6 mq: "prezzo x aumentato dell'40%"

    martedì 2 settembre 2008

    Bentornati dalle ferie

    Cari lettori affezionati, l'estate è finita. Le città sono tornate a riempirsi, come pure internet. Lo stesso blog registra finalmente il ritorno di amici e amiche blogger, attraverso la chat box, e i commenti ai post pubblicati. Inizia finalmente il periodo che preferisco: autunno-inverno. Con l'estate finita, si ricomincia la vita di tutti i giorni, dando più attenzione a cose che in estate le persone non danno, tra queste ci sono anche i tappeti. Già, perchè è inutile starsela a raccontare, la gente d'estate pensa al mare, alle vacanze, alle granite, a tutto meno che ai lanosi tappeti. Ma finalmente l'inverno è alle porte, con esso il naturale desiderio umano di rendere confortevole, calda e accogliente la propria casa, e il tappeto ricomincerà a parlare.

    lunedì 1 settembre 2008

    Come appendere un tappeto

    Un tappeto appeso deve essere rivolto con il senso del pelo verso il basso in modo che la lana non raccolga la polvere. La sua parte superiore deve venir fissata attraverso la cimossa o meglio avvitandola stretta fra due aste piatte di legno o di metallo su un supporto rigido invisibile all'esterno. A questo supporto si fissa una catena sottile o dei cordoni, quan­do si vuole appendere il tappeto come un quadro antico, oppure il supporto si appoggia su tasselli nel muro, quando si preferisce che il tappeto risulti spoglio di ogni altro parti­colare che non sia la sua bellezza. Un altro metodo è quello di tassellare al muro una stecca di legno alla quale poi viene fissato il tappeto con una fissatrice a punti. Trattasi di punti sottilissimi, come quelli di una pinzatrice che non creano lacerazioni o buchi, ma è meglio ancora se questi vengono fissati sulla cimossa.