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giovedì 30 ottobre 2008

Il colore verde nei tappeti orientali


Un colore spesso frequente negli antichi Kula e nei Kirsehir Mezarlyk come in tutti tappeti "santi" è una certa tonalità di verde. Questo colore è sempre stato utilizzato con parsimonia nelle produzioni antiche, in quanto non solo era difficile riprodurlo in maniera stabile, ma piuttosto perchè ne simboleggiava la sacralità islamica. Il verde è considerato il colore sacro all'Islam perché la tribù del profeta Maometto aveva uno stendardo verde e perché il verde rappresenta il paradiso. Verde è la copertina del Corano o l'inchiostro con il quale vengono iscritte le sure, verde è il fondo delle sure alle porte delle moschee in Turchia, verde è la bandiera dell'Organizzazione della Conferenza Islamica, il verde si trova in quasi tutte le bandiere delle nazioni costituzionalmente islamiche; lo stesso colore è distintivo di organizzazioni come Hamas e Fratelli Musulmani. Oggi il significato del verde sacro, viene tranquillamente ignorato nelle produzioni contemporanee, ma questa è un'altra storia.

mercoledì 29 ottobre 2008

Mezarlik: funerari o tappeti santi?

I Mezarlik sono tappeti dell'area di Kirsehir e Kula, sono tappeti conosciuti come tappeti da cimitero in quanto la tradizione orale li vuole tessuti allo scopo di coperta funeraria da mettere sopra il sarcofago al momento delle esequie. Da qui il senso delle moschee, e degli alberi stilizzati all'interno dei tappeti, a rappresentazione idealizzata del paradiso dopo la morte, oppure più espressamente del camposanto. Recenti interpretazioni e studi entrano però in chiara contrapposizione a questa teoria e preferiscono considerare questi motivi ornamentali come la raffigurazione di una importante città musulmana come la Mecca. Anch'io propendo per questa seconda teoria (decisamente meno lugubre), limitandomi sempre a considerare e indicare ai clienti i Kula o i Kirsehir Mezarlik come tappeti di città sante e per questo con chiaro contenuto sacro.

martedì 28 ottobre 2008

Profilo psicologico dei commercianti di tappeti

I tempi e il mondo sono indubbiamente cambiati e con essi il metodo di approccio alla vendita ma anche il modo di sentire e vivere il commercio dei tappeti. Una certa difficoltà a "relazionarsi" con il nuovo che avanza, nei commercianti di tappeti è praticamente assodata, basti pensare al'80% di questi, che anche solo per avere un sito internet si affidano ad un webmaster anzichè costruirselo e curarselo da soli. Sicuramente molti sono purtroppo "ancorati" alla visione di un mondo che non c'è più, e che è inutile rimpiangere perchè tanto non ritorna lo stesso. Questo deficit mentale condiziona ovviamente anche la comunicazione di vendita del mercante, afflitto da un sentimento di scoraggiamento e di rassegnazione e che si riflette negativamente sul tappeto stesso. Questo stato d'animo pervade purtroppo la categoria che già di per se è sempre stata una categoria di "piagnoni" ma che ormai ha senz'altro imboccato una strada autodistruttiva. Esempi di questo stato d'animo se ne vedono tutti i giorni, un esempio per tutti è questa lettera aperta all'acquirente: (clicca qui) che è sicuramente realistica ma che non aiuta, in quanto trasmette un messaggio sbagliato ed autocommiserativo della categoria. Di fronte a un mondo cambiato, i commercianti hanno reagito in ordine sparso: chi assecondando le mode commerciali e abbassando il proprio livello qualitativo, chi invece si è adattato vendendo su internet, chi invece specializzandosi in una determinata tipologia o nell'antiquariato, chi invece semplicemente chiudendo la propria attività di fronte ad un mondo che non era più lo stesso e che non riconosceva più. Soluzioni per tutti non ce ne sono, ma voglio dare ai coleghi -mi permetto di farlo- degli spunti di riflessione, elaborati sulla base di quello che ho potuto sperimentare e vedere nel mio vissuto quotidiano
  1. Bisogna entrare nell'ordine delle idee che ormai il commercio dei tappeti non è più un lavoro ma una passione, alla quale bisogna dedicarsi anima e corpo.
  2. Se noi commercianti siamo i primi a dire che quello che vendiamo non tira più, allora la colpa è prima di tutto nostra, perchè significa che siamo noi i primi a non credere più nel tappeto e a dare un messaggio sbagliato.

domenica 26 ottobre 2008

I tappeti di Ciajli

A Ciajli (un piccolo villaggio vicino alle steppe di Mogan) si annodano questi tappeti, poco trattati nei libri, praticamente sconosciuti su internet e spesso scambiati dagli autori per altri esemplari. Si tratta di tappeti tradizionali, che hanno mantenuto la purezza del disegno, contraddistinto da ottagoni molto ampi e squadrati simili ai gol afghani e incorniciati con una tipica bordura a "S". Sono tappeti a pelo alto, corposi al tocco e la loro annodatura è fine, tanto da renderli paragonabili agli Shirwan (probabilmente è anche per questo che molti autori li identificano come tappeti prodotti nell'area di Shirwan). Personalmente mi trova più concorde la tesi di attribuzione ai Mogan (molto simili anche per disegni e colori) piuttosto che agli Shirwan.

martedì 21 ottobre 2008

Riapre il museo Bardini

Il neoassessore alla cultura Eugenio Giani di Firenze ha annunciato entro il mese di marzo la riapertura del museo Bardini che ormai da 10 anni era chiuso al pubblico. Il Comune lavora adesso per allestirlo e per farne il "museo del Rinascimento". Un ottima notizia per tutti, anche per gli amatori di tappeti orientali, perchè il museo Bardini contiene pezzi importanti e unici che l'antiquario Stefano Bardini raccolse e conservò duramte la sua vita, tra cui pregiati e rari tappeti orientali.

sabato 18 ottobre 2008

"Fake" cinesi

Se una volta i migliori tappeti cinesi venivano prodotti in Persia e in Turchia, oggi sono invece i cinesi a riprodurre tappeti turchi e persiani. La maggior parte dei turisti, quando si recano in Turchia o in Persia, credono di fare l'affare, ritrovandosi a contrattare e mercanteggiare tappeti che credono "locali" e che invece sono prodotti e importati dalla Cina. E' il risultato della globalizzazione aggressiva e delle regole del profitto, ma anche di una certa creduloneria e dabbenaggine popolare che crede di saper sempre tutto, anche riconoscere un tappeto vero di Herekè da uno fasullo fatto a Pekino. Una giusta lezione, per quei turisti dilettanti che nulla sanno di tappeti e che pretendono di fare a meno dell'esperienza e della professionalità messa a disposizione da un commerciante di tappeti italiano.

venerdì 17 ottobre 2008

Interpretazioni creativo/arbitrarie

Il sumakh "Arca" è un genere di sumakh realizzato nell'Anatolia orientale, in un'area che tocca a nord i confini dell'Armenia, a est quelli dell'Iran, e a sud quelli del Kurdistan iracheno. Si tratta di una manifattura recente ma esteticamente gradevole, spesso realizzata in seta-cotone da popoli kurdi che vivono quelle regioni di confine. L'iconografia è spesso geometrica e/o comunque di tipo caucasico e molto spesso ricca di animali talismanici. Una interpretazione del tutto creativa quanto arbitraria è quella di addurre il significato spesso frequente degli animali talismanici, al vicino monte Ararat e quindi all'arca di Noè. Si tratta ovviamente di un tentativo un po goffo di ammantare di fascino e di mistero una tipologia commerciale che di biblico non ha ovviamente nulla, tant'è che l'arca stessa in questi esemplari mai si è vista intessuta, senza considerare il fatto che in Turchia quel genere di sumakh non viene chiamato "arca".

giovedì 16 ottobre 2008

Turcomania

Da un po di tempo a questa parte non è difficile rilevare una certa attenzione del mercato verso il tappeto turco. La spiegazione è purtroppo semplice: dopo aver letteralmente saturato il mercato di tappeti persiani,(che più nessuno vuole) ecco che i teleimbonitori e pure i tappetari "riscoprono" candidamente il tappeto turco che invece c'è sempre stato e che loro avevano sempre snobbato.
La riprova l'ho avuta ieri, sfogliando la televisione e assistendo all'ennesima televendita creativa (questa volta da parte di una ditta mai sentita fin'ora) dove venivano proposti tappeti anatolici come acqua. Se i prezzi potevano anche essere giusti (io li vendo anche qualcosa di meno) quello che lasciava sorpresi erano le affermazioni con le quali si tentava di "piazzare" il tappeto. Vecchi Canakkale chiamati "antichi Pergamo", sumak anatolici contemporanei in seta chiamati antichi sumak arka, ecc ecc, il tutto condito con termini roboanti che richiamavano all'affare e all'investimento.
Ho sempre stimato il tappeto turco, perchè anche se mutato negli anni strutturalmente (colori chimici, cotoni mercerizzati, cascami di seta, ecc) i disegni e le iconografie rimanevano quelle di sempre, rivelando una così salda e fiera identità artistica che in manifatture come quelle persiane era impossibile ritrovare. Per il turco infatti il tappeto è la bandiera, e la bandiera non cambia, resta sempre quella, piuttosto si cade in piedi, ma non ci si piega, questa era la filosofia di intere popolazioni che pedantemente riproducevano da secoli sempre gli stessi decori (meglio ancora se a memoria). Oggi dopo aver rovinato l'identità e la reputazione dei tappeti persiani e poi indo/pakistani, le esigenze di azienda gettano l'anatolico nel tritacarne del consumismo, proponendo manifatture buone ma anche scadenti, un nuovo filone/calderone merceologico dove si vende di tutto, raccontando anche delle storie e rischiando così di rovinare anche la reputazione di questo particolarissimo generis. Tutto questo non può che provocare in me disgusto e totale disapprovazione. Ho fatto nella mia vita del tappeto anatolico la mia specializzazione, ho creduto sempre nel tappeto anatolico, anche quando questi signori anteponevano il tappeto persiano a qualsiasi altro, creando così una domanda interna indotta assolutamente disconnessa con la realtà. Oggi tutti hanno riscoperto una tipologia che fino a ieri avevano snobbato, eppure 20 o 30 anni fa i vecchi e antichi tappeti turchi esistevano già, anzi il parco tappeti anatolico era senz'altro migliore di oggi. Questo semplice ragionamento dovrebbe già far comprendere la differenza abissale tra chi vende per vendere e chi vende per passione.

mercoledì 15 ottobre 2008

I tappeti cristiani d'oriente

Pur se oggi il tappeto viene considerato espressione artistica e religiosa di popoli musulmani, non va dimenticato che il tappeto annodato nacque come oggetto d'uso e secondariamente come espressione artistica anche di popoli pre-esistenti all'avvento maomettano. Del resto basta osservare un tappeto caucasico o turcomanno, quando non addirittura turco per scorgere simboli come la svastica, la ruota, il cosmogramma, il simorgh o il gul, che con la religione musulmana non centrano assolutamente nulla. Nonostante le interpretazioni creative che sempre più spesso è possibile ascoltare nelle telesvendite, animali e simboli totemici o geometrici in generale rappresentano una cultura preesistente che ha segnato nel tappeto tappe importanti e significative. Un aspetto ed un riconoscimento che si tende ad omettere è quello dell'apporto a quest'arte fornita dagli armeni cristiani, e della valenza che attraverso di essi è stata trasferita e tramandata nel tappeto, inteso questa volta come icona annogettuale della Chiesa d'Oriente. I tappeti infatti prima ancora che nelle moschee venivano utilizzati dagli ebrei e più avanti entrarono nelle chiese cristiane (basti pensare ai dipinti rinascimentali delle Madonne in trono). Il vincolo che unisce la religione al tappeto è dunque decisamente più antico dell'Islam, passa dal Pazyryk e la religione mazdeista e prosegue fino ai caldei di Mosul. Teorie interessanti -peraltro supportate corposi documenti- dimostrerebbero che l'uso del tappeto come mezzo per pregare Dio sia stato prima ancora dei Musulmani, tipico delle popolazioni cristiane d'Armenia arrivando a teorizzare che proprio da queste sia poi derivato l'uso e l'espressionismo islamico delle popolazioni arabe per quest'arte.
Secondo questo "revisionismo" tappetologico, interessi di vario genere avrebbero nei vari secoli omesso verità importanti, arrivando persino a "falsificare" il Milione di Marco Polo, il tutto nel tentativo a quanto pare riuscito di trascinare per anni l’immaginario collettivo verso origini del tappeto orientale tutt’altro che veritiere.Oggi chi studia i tappeti sa che non è così, sa cioè che i tappeti vengono e venivano annodati dai caldei, dai kurdi, dagli armeni cristiani, ecc ecc, ma esiste effettivamente un vuoto informazionale riguardo al passato del tappeto cristiano. Un vuoto che meriterebbe di venire colmato, magari studiando l'appassionante libro di Volkmar Gantzhorn "IL TAPPETO CRISTIANO ORIENTALE" un libro a tratti sconvolgente e che analizzato con i dovuti filtri può contribuire effettivamente a ridisegnare uno scenario che sicuramente per molti appare diverso a ciò che più si avvicina alla realtà.

martedì 14 ottobre 2008

Omaggio a Nureyev

Se ne era già accennato in alcune occasioni. Nureyev il famoso ballerino di origine caucasica, era anche un noto collezionista di tappeti orientali. Li amò così tanto da voler consacrare il suo ricordo (nel cimitero di Sainte Genevieve Des Bois, Esson, vicino a Parigi) con un tappeto realizzato in maiolica che va interamente a ricoprire la sua tomba. Si tratta senz'altro di una grande espressione artistica unica nel suo genere e che ci comunica quanto trasporto e amore significava il tappeto per questo artista del balletto. Il tappeto è drappeggiato, quasi a significare un senso di leggerezza, quasi fosse volante, e suggerisce una sorta di identificazione del Nureyev ballerino nel tappeto stesso.


lunedì 13 ottobre 2008

Il valore di Tappetorientale

In giro per la rete esistono molti servizi in grado di stimare il valore prettamente economico del proprio sito o blog, ma quasi la totalità fa riferimento ad una applet realizzata con le API del colosso Technorati, ideata dal sito Business Opportunities Weblog. La semplice domanda “Quanto vale il mio Blog” ha fatto la fortuna di questo giovane programmatore, che si ritrova con un’infinità di backlink e traffico, grazie ad un algoritmo che indica sulla base dei dati rilevati da Technorati, quanto sia autorevole, visitato e linkato il vostro blog, dandogli un valore economico.Naturalmente ho provato a testare "Tappetorientale" e il valore scaturito da http://www.websitevaluecalculator.com/ è stato di 111,00 dollari. Non poco per un blog di nicchia, che è sulla piazza da neanche 9 mesi.




My site is worth $111.
How much is yours worth?

domenica 12 ottobre 2008

I tappeti di Vermeer

Quando si parla di tappeti dipinti, il pensiero torna sempre a Lotto o Holbein. Ma il fenomeno dei tappeti raffigurati nelle pitture non fu certamente isolato e ne tantomeno squisitamente quattro-cinquecentesco. Il trionfo degli Ushak turchi ad esempio è ben raffigurato in varie opere di Jan Vermeer, pittore olandese che operò nella metà del 1600 e che riprodusse numerose tele (se ne stimano 36) molte della quali con tappeti. I temi prediletti da Jan Vermeer erano comuni ad altri celebri pittori a lui contemporanei, anch'essi infatti raffiguravano scene di vita domestica, con signore impegnate a leggere o a scrivere una lettera, piccoli concerti di musica, fanciulle allo specchio e coversazioni, ma che tuttavia si distinguevano da quelli degli altri artisti per carattere e ricerca di luce. La selezione delle figure e degli oggetti rappresentati nei quadri di Vermeer infatti indicano sempre un contenuto moralistico, non sempre facilmente interpretabile. Tra questi contenuti spiccano gli Ushak anatolici, comprimari importanti e quasi sempre presenti nelle sue opere. In alcune di queste opere, gli studiosi hanno riconosciuto un autoritratto o meglio una proiezione psicologica dello stesso Jan Vermeer su taluni soggetti da lui raffigurati (vedasi "La mezzana"). Sui tappeti di Vermeer, -è legittimo pensarlo- non ricade pertanto una semplice scelta stilistica di quei tempi, ne tantomeno una scelta puramente concettuale ed espressionistica, ma piuttosto una autocitazione al Jan Vermeer giovine che, figlio di padre tessitore di seta della classe media, che si occupava anche di commercio di opere d'arte, ha avuto modo di vivere quelle stesse situazioni da lui poi dipinte. I tappeti di Jan Vermeer indipendentemente dal significato psicologico che l'artista ha voluto attribuire, sono e restano una testimonianza affascinante, denunciano infatti con quale grazia questi manufatti entravano in splendida armonia a far parte della casa e della vita di casa, e al tempo stesso riproducono fedelmente la tipologia Ushak allora presente, permettendo così uno studio sulla datazione, l'evoluzione e la diffusione di quel determinato genere di tappeto in Europa nel 1600.

Curiosità: quando nel 2003 uscì il film "La ragazza dall'orecchino di perla" rimasi estremamente deluso. Ero curioso di vedere splendide riproduzioni di Ushak sui tavoli, a ricreare quegli ambienti tipici delle tante opere di Vermeer, ma sebbene il film si era rivelato estremamente descrittivo e calligrafico, il dramma ispirato alla storia di questo pittore aveva completamente dimenticato l'elemento tappeto. Fu davvero un gran peccato, perchè per tutto il resto il cinematographer era riuscito benissimo a ricreare le identiche scene di molte opere e a rendere la favolosa luce che illumina la quotidianità delle opere di Vermeer in qualcosa di trascendentale esattamente come avviene nei dipinti di questo grande pittore olandese.

sabato 11 ottobre 2008

Grass antico videodocumento sui Bakhtiari

Qualche giorno fa, mi sono reso conto che qualche ardito ha pubblicato sui video di google un eccezionale e storico documento video sui Bakhtiari: la pellicola Grass.
Nel 1924 a fine marzo i Baba Ahmedi una delle tribù nomdai Bakhtiari, iniziarono i preparativi per l'annuale transumanza, dai pascoli invernali a nord del Golfo Persico a quelli estivi nel Chahar Mahal. Fu una transumanza diversa da tutte le altre, perchè due intrepidi cineasti americani capitati quasi per caso durante un viaggio dalla Turchia al Turkestan la ripresero con le loro telecamere, realizzando alla fine un preziosissimo documentario su questo originalissimo e ormai perduto modo di vivere dei Bakhtiari.
Alcune informazioni: la transumanza era iniziata il 17-4-1924, con almeno cinquantamila persone e mezzo milione di animali. Nato quasi per caso e dopo molte traversie durante un viaggio dei due cineasti Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack dalla Turchia al Turkestan, questo filmato è uno dei più epici e affascinanti documentari degli anni '20.
Comprende: l'attraversamento su zattere di pelli di capra del vasto e irrequieto fiume Karun, una sequenza straordinaria, e il superamento di quasi cinquecento metri di roccia a strapiombo per arrivare in vista del massiccio montuoso dello Zardeh Kuh. Rimane “un omaggio al coraggio dell'uomo, alla sua volontà e abilità nel domare la natura senza distruggerla ...” (Geoff Andrew). In There's Always Tomorrow (1935) M. Harrison fece un resoconto del viaggio e una vivace descrizione dei suoi due compagni di avventure.

Per vedere il filmato cliccare il link sottostante.

http://video.google.com/videoplay?docid=5237243314188407757&ei=hSbPSZnjEoWq2AL-jqQm&q=grass+bakhtiari

giovedì 9 ottobre 2008

Yastik


Gli yastik sono un'interessante tipologia di tappeto turco dalle dimensioni relativamente ridotte: 1,00 x 0,50 circa. Vengono prodotti in tutta l'Asia Minore e pertanto ogni villaggio o città li confeziona seguendo il proprio tipico canone estetico e strutturale. Proprio per questa ragione il termine yastik viene inteso come nome generico e non come nome specifico di ogni singolo tappetino. La parola yastik in turco significa infatti "cuscino" e sta ad indicare la misura piuttosto che il tappeto in se stesso, questi annodati venivano infatti realizzati ed utilizzati come cuscini su cui sedersi, oppure per decorare la parte frontale di sacche per le derrate come grano e sale, dei pastori che andavano agli alpeggi estivi. Ma alle volte lo yastik veniva anche realizzato come tappeto da preghiera, da srotolare in caso di necessità (è il caso dei Kirsehir). In genere la tendenza a chiamare questi piccoli tappeti semplicemente "yastik" si traduce in una voluta omissione, gli yastik sono infatti tantissimi e non tutti sono in grado di riconoscere le varie differenti tipologie.


mercoledì 8 ottobre 2008

Il tappeto dei record

L'attuale record per il tappeto più costoso della storia è quello di un tappeto persiano Isfahan Safavide in seta del 1600 delle dimensioni 231 x 170, peraltro già apparso nel 1930 in una pubblicazione titolata ”A Survey of Persian Art” e che il 13 giugno 2008, all’asta di Christie’s di New York è stato "battuto" a $4,450,500.
La stima di vendita del tappeto (indicato da Christie’s come un pezzo da museo) era di un minimo di $1,000,000 con un massimo di $1,500,000. E' possibile utilizzare l’applicazione on-line di christies.com per zoommare a diversi livelli questo affascinante tappeto.

martedì 7 ottobre 2008

L'isola dei famosi e i tappeti

Spigolando le ultime news su internet ho appreso che in uno dei tanti "Reality" che impestano ormai i palinsesti televisivi, -trattasi dell'Isola dei famosi- un imprenditore di nome Alessandro De Giuseppe ha commosso tutto il mondo persiano confessando di pettinare ogni mattina le frange dei suoi tappeti. In realtà pare che il discorso fosse un po più complesso e che trattasse anche di tapparelle. Qualcuno è in grado di dare una cronaca esaustiva di quanto fu stato detto quella sera? A questo punto sono curioso. :)

domenica 5 ottobre 2008

Hamedan o Mosul?

Spesso i tappeti persiani Hamedan o Hamadan e sopratutto quelli realizzati nelle aree immediatamente circonvicine -ognuna delle quali ha manifatture in realtà con caratteristiche un po diverse l'una dall'altra- vengono chiamati genericamente "Mosul" o "Mossul". Chi "mastica" tappeti si trova spesso disorientato da questa definizione, in quanto cercando la città di Mosul si trova inevitabilmente a individuare una realtà irachena anzichè iraniana. La spiegazione è molto semplice: anche in questo caso i tappeti prendono nome, non dalla zona di produzione ma bensì dall'area di raccolta. La città irachena di Mosul era infatti un centro di produzione di tappeti, ma anche il primario centro di raccolta per i tappeti di Hamedan, nonchè di tappeti provenienti dalla Siria e da Erivan, i quali venivano poi avviati ai mercati occidentali. Oggi esistono dunque due generi di Mosul, quelli tradizionali ma abbastanza sconosciuti dell'omonima area irachena e quelli iraniani che ne hanno assorbito il nome di provenienza irachena.

Aprire un negozio Internet

Il settore del tappeto è sicuramente diventato un club elitario, pochi sono gli appassionati e i collezionisti di tappeti, e altrettanto pochi sono quelli che lo inquadrano anche solo a livello arredativo. Come già detto le ragioni sono molteplici: decadenza del gusto, mode e tendenze non solo arredative (basti pensare ai salutisti che additano il tappeto come a un pericolosissimo ricettacolo di acari e polveri), crisi economica, politiche commerciali sbagliatissime da parte di commercianti improvvisati e aziende incallite, che hanno finito con il deformare la percezione del tappeto orientale nell'immaginario collettivo italiano, ecc ecc.
Questa piccola "elite" non è alla fine poi tanto piccola, il problema è che è dispersa. Esperimenti come questo blog, come Infotappeti ed altre realtà sul web, hanno dimostrato una certa potenzialità della rete, nella quale sarebbe bene investire, non solo per evangelizzare il pubblico, ma per risviluppare una certa contagiosità dell'amore per il tappeto. Ne parlavo con mia moglie proprio ieri: i costi di un attività sono così alti che quando questa è riferita ad una categoria merceologica così di elite come quella del tappeto orientale, non basta più affidarsi alla vecchia clientela o a quella di passaggio. Senza voler fare adesso un analisi sociologica se ne consegue che una vetrina su internet è più visibile di una vetrina su via Montenapoleone a Milano o nel quartiere Parioli a Roma.
Il progetto era già nell'aria, ma oggi ne voglio parlare ufficialmente: è mia volontà allargare il raggio di vendita e al tempo stesso premiare amici e appassionati che mi incoraggiano e mi seguono anche e sopratutto quelli che non sono di Torino. Aprirò pertanto un negozio online, o forse due, dove verranno pubblicati regolarmente per un breve tempo alcuni Tappeti, Tessuti, ad un prezzo particolarmente vantaggioso.

sabato 4 ottobre 2008

Un piacevole riconoscimento

Un amico di "infotappeti" proveniente da Trento è venuto qualche giorno fa a trovarmi. E' stato ovviamente un piacere conoscerlo ed è stato altrettanto piacevole leggere su "infotappeti" le sue impressioni al riguardo. In neanche mezz'ora ha capito tutto di me e della mia filosofia di vita, evidentemente sono proprio un libro aperto, ma va bene così.

Ecco cosa è stato scritto:

"Mercoledì sono stato per lavoro a Torino e naturalmente ho colto al volo l’occasione per conoscere il fondatore e visitare il suo negozio. Purtroppo si è trattato di una visita brevissima (mezz’ora: io di solito dai negozianti ci bivacco finchè non mi buttano fuori!), perché avevo la macchina praticamente in mezzo alla strada con collega impaziente all’interno. Devo dire che sono rimasto colpito dalla cortesia di Alberto e dal suo modo di intendere il mestiere: lui davvero vende tappeti, come mi ha raccontato (e gli credo) perché gli piace talmente comperarli che dopo deve venderli per poterne comperare altri. Cosa che farei anch’io, se avessi un minimo di base (di preparazione e finanziaria). Questa filosofia si riflette chiaramente sulle scelte, che sono poi condizionate anche dall’ambiente piccolo: tappeti scelti accuratamente senza nessuna pretesa di inseguire il pezzo da collezione fantastico (e carissimo), ma con attenzione e gusto. Il risultato è un negozio ideale per chi volesse cominciare una collezione a cifre possibilissime, con pezzi magari non antichi ma certo molto vecchi e di qualità ed offerti a prezzi vantaggiosi. Segnalo ad esempio un vecchio bel sumak a poco più di mille euro ed alcuni vecchi ottimi anatolici ancora più convenienti. Sconsiglio invece a chi vuole il pezzo da fantascienza e preferisce pagarlo il doppio per dire di averlo pagato una fortuna."

venerdì 3 ottobre 2008

Diffidate dalle promesse di investimento

Questa precisazione viene a seguire con il discorso fatto precedentemente (evidentemente questa è la settimana degli sfoghi e delle paternali, sopportatemi ancora fino a domani). Riporto una frase che spesso cita un mio amico collega: "ricordatevi che l'affare lo fa sempre chi vende e non chi compra", si tratta di un avvertimento chiaro quanto lampante, perchè se così non fosse il commerciante non potrebbe essere tale. Certo, oggi (periodo di crisi economica perenne) chi ha i soldi può senz'altro fare affari, ma non speculazioni. Chi pensa infatti di comprare un tappeto a 100 per rivenderlo dopodomani a 300, beh si sbaglia di grosso, e si sbaglia persino se crede di rivenderlo alla stessa cifra per il quale l'ha acquistato. Come tutte le cose anche il tappeto ha due valori di riferimento ben distinti: il primo -che è quello che realmente importa- è quello dell'ingrosso o della fonte, mentre il secondo è quello al dettaglio. Chi compra un tappeto commerciale -anche se finissimo- lo pagherà al dettaglio ad un prezzo superiore di quanto lo abbia comprato lo stesso commerciante che glielo ha venduto. E' impensabile pensare pertanto che un commerciante glielo prenda alla stessa cifra, perchè non ci guadagnerebbe nulla; come è impossibile pensare di riuscire a venderlo privatamente -sempre a quella cifra- considerando che da un commerciante è possibile scegliere un tappeto tra tantissimi altri, e con la garanzia di un'assistenza prima e dopo l'acquisto. Salvo rari casi (il signor gigi ad esempio che eredita un Serapi e lo vende) diventa pertanto impossibile immaginare che dietro ad un tappeto (fatta eccezione per l'antico e raro al limite del reperto) ci possa essere l'investimento. Il tappeto lo si compra per se stessi, perchè piace, perchè comunica qualcosa, non perchè è un bene rifugio, non lo è neppure l'oro, che quando è nuovo ha un prezzo, mentre quando è usato crolla vertigginosamente!!! E allora come ha commentato giustamente l'amico "antonio" e quì riporto una sua veritiera frase: "gli articoli apparsi sui giornali, tanto sbandierati da personaggi televisivi che fanno il "Cicero pro domo loro", bisogna capire a cosa si riferiscono e chi sono gli sponsor che stanno dietro". Ora qualche mio lettore crederà o penserà che questo mio articolo sia dedicato a lui, ma si sbaglia, perchè è un discorso che volevo fare da tempo e che al limite gli ultimi accadimenti mi hanno -quello si- stimolato finalmente a pubblicare.

giovedì 2 ottobre 2008

Disgustato

Spesso lettori occasionali di questo blog mi contattano per delle richieste di valutazioni su tappeti ereditati da genitori o altri parenti. Si tratta di un servizio che svolgo con piacere, fino a quando non scopro che l'interesse per l'oggetto ereditato dal caro estinto è puramente venale. La maggior parte delle persone infatti, non è realmente interessata al tappeto in se stesso, ne come ricordo della persona che l'aveva comperato (magari con tanti sacrifici) ne come valore culturale ed economico che il tappeto stesso rappresenta. L'interesse è purtroppo solo quello di sapere quanto vale, per poi rivenderlo. Trovo tutto questo molto desolante e anche arrogante. Come si può pretendere che qualcosa valga (e pure molto) se si è i primi a non riconoscergli un valore, tanto da volerlo svendere? Il tappeto vale solo per essere venduto e non per essere tenuto?
Quando ero ragazzino persino le donne delle pulizie (allora erano ancora italiane) mettevano da parte i soldi per comprarsi un bel tappeto persiano da mettere in salotto, esattamente come li avevano visti nelle case presso le quali lavoravano.
Qualche decennio fa le generazioni costruivano (anche faticosamente) oggi le generazioni ereditano quello che è stato faticosamente acquistato e lo rivendono per "un peperone e due pomodori", mi sembra quasi di vedere quegli indigeni che in cambio di pietre colorate regalavano all'uomo bianco i loro tesori. Forse è giunto il momento che chieda 15 euro per ogni mia consulenza o estimazione, almeno così non mi farò il sangue amaro per nulla.

mercoledì 1 ottobre 2008

Spropositi televisivi

Francamente non riesco a capire quella che parrebbe la crociata di Tony Parviziar nei confronti dei commercianti di tappeti orientali. Ieri, infatti, ero a casa di un amico, quando ho avuto modo di assistere -ancora una volta- agli ennesimi spropositi. Il copione è sempre lo stesso: si presenta un tappeto, si spara il prezzo e si sostiene che tale prezzo è impossibile per un commerciante di tappeti orientali. La spiegazione è banale: una strategia commerciale fatta di grandi numeri, che va più bene per le cipolle o per i tappeti contemporanei piuttosto che per i Serapi. Il succo è molto semplice: secondo questo signore comprando grandi quantità alla fonte, Telemarket acquista partite di tappeti a prezzi minori che poi propone a prezzi molto più concorrenziali di qualsiasi altro commerciante, semplicemente perchè un commerciante non compra -come fanno loro- tappeti a tonnellate. Tutto anche plausibilmente vero, se non fosse che il commerciante non ha i costi di televisioni, antenne, frequenze, centralini, trasportatori, furgoni, tutta una serie insomma di "ambaradan" (tra i quali ci metto pure Parviziar) che alla fine Telemarket deve in ogni caso ricaricare sui tappeti che vende. Non per nulla i prezzi dei loro antichi io li vedo spesso e volentieri in linea con il mercato, se non addirittura....