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martedì 25 novembre 2008

Herat una manifattura scomparsa

I tappeti Herat e il motivo "Herati" prendevano il nome dalla importante città Afghana una volta Persiana, nonchè antica capitale della provincia del Khorassan (centro di cultura famoso sotto la dinastia Timuride e poi sotto lo Shà Abbass). Si tratta di tappeti sbocciati nel 1500 dai motivi floreali e dai disegni curvilinei, con foglie lanceolate, tralci floreali a spirale, arabeschi e nastri intrecciati. I tappeti di Herat conservati oggi gelosamente nei musei vengono divisi secondo i periodi storici in cui furono prodotti, che sono principalmente tre: il gruppo più antico risale alla fine del secolo XV e presenta esemplari conservati nel Museo di Vienna, nella raccolta Rockefeller-Mac Cormick, nel Museo Civico di Torino, nel Musèe des Arts Dècoratifs di Parigi, nel Vittoria and Albert Museum di Londra e nel Metropolitan Museum di New York; un secondo gruppo va dalla fine del XVI secolo alla metà del XVII e distingue la produzione più intensa promossa dallo Shà Abbas per la esportazione verso l'India e l'Europa. Esistono fedeli riproduzioni di questi esemplari in quadri dell'epoca firmati da Rubens, Van Dyck, P. de Hooch, G. Vermeer ed altri ; e un terzo gruppo che va dalla metà del XVII secolo al 1960 e comincia a tradire ripetizioni ed impoverimenti sia nelle decorazioni che nell'uso di lane grossolane e di tinte smunte e stridenti. Oggi queste produzioni si sono praticamente fermate e gli Herat, definiti di categoria "decorativa", che qualcuno vende come afghani sono quasi tutti prodotti in Pakistan. Questi tappeti decorativi che non fanno altro che riproporre l'espressione di una stanca e poco originale trasposizione di motivi delle età passate, sono un fenomeno di mercato che lascia il tempo che trova. Ibridi, senza anima e senza storia, tappeti contemporanei di una certa tendenza, che non rappresentano una manifattura antica o tradizionale e neppure un proseguo, ma piuttosto un esperimento di mercato che con queste "imitazioni decorative" -a partire dal nome- tentano di immettere anche nel mondo del tappeto il concetto di "brand" o "marchio", laddove i tappeti invece si sono sempre contraddistinti per la loro provenienza geografica o per l'origine dell'annodatore. Ottimi materiali, grande ricerca nei disegni, canali distributivi selezionati, questi sono i punti cardine che promuovono questa nuova generazione di tappeti che nulla hanno a che spartire con gli Herat di un tempo, tranne il nome, ahimè drammaticamente usurpato.

5 commenti:

freddy ha detto...

Penso che tu abbia detto tutto. Forse e' il caso di sottolineare che i tappeti di Herat, allora persiana, rappresentano forse uno dei primi casi che i disegni dei tappeti evidenziavano un tipico carattere floreale anziche' geometrico come erano i tappeti tipici di Tabriz , Heritz e di quasi tutta la zona ora denominata Azerbajan Iraniano. La produzione cesso' in quanto l'attuale Afganistan ha sempre rappresentato una zona turbolenta e quando la Persia perse quelle zone di confine le maestranze emigrarono e rimase solo l'annodatura degli attuali tappeti afgani che non hanno mai evidenziato la qualita' tipica dei famosi Herat. Se non erro c'era qualcuno che per evidenziare la rarita' dei tappeti, da loro chiamati Herat, diceva : Era Herat. Vendevano autentici Herat al prezzo fantasmagorico di 1500 euro!! Meditate gente, meditate! E poi dicono che rovinano il mercato del tappeto....Ciao a tutti da Freddy

paolo ha detto...

Herat o Ziegler o Sultanabad... ma made in Pakistan!

Se almeno il venditore specificasse la reale provenienza non si avrebbe la sensazione di un'operazione di dubbia natura.
E invece... che tristezza!

Barry O'Connell ha detto...

Great article and very good points.
A few minor points to consider. Great carpets like the Classical Carpets of Heart take more than just weavers. They require great artists to design them and great patrons to pay for them. One of the greatest patrons of all time was Sultan Husain Mirza Bayqara who ruled Herat until 1507. The master Bihzad was in charge of the artists at his court and after the fall of the Timurid prince he stayed until Tahmasp left Herat in 1522. There is a carpet in the Poldi Pezzoli Museum dated 1522 (not 1544) that is from the court at Herat. So I suspect that Herat will not revive as a major weaving center of great carpets until after it is free from the Pashtun usurpers. Herat is in Afghanistan because the English took it from Persia in their political machinations to dominate Asia.
Best wishes,
Barry O’Connell

freddy ha detto...

Thank you very much mr. O' Connel for your kindness and for the right considerations on Herat carpets. Bye Freddy.

Caro Alberto e' un onore per noi tutti avere le considerazioni di Mr. O'Connel per me uno dei maggiori esperti nel mondo del tappeto ( vedi Spongobongo)

Alberto De Reviziis ha detto...

Dear Barry, is always a pleasure read your comment (who knows if one day we could open a rugblog togheter). In fact, during the nineteenth century the city of Herat was fought by Afghans and Iranians, cause of Russian and British. The dispute was ended by Dost Mohammad Khan that decided to putting Herat on the afghan border. Sure from that day began the decline of Herat and the decline of the herat carpet.

Carissimo Freddy, io sono sempre onorato di leggere nelle mie pagine i pregevoli interventi di Barry O’Connell che non è nuovo da queste parti. Del resto é il successo di Tappetorientale catalizzare l'interesse dei più esperti del settore.