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domenica 23 maggio 2010

Un tappeto per il Papa - tirando le somme

Si è conclusa ieri sera alle ore 19:00 la "ostensione" presso il mio atelier del tappeto per il Papa ideato e realizzato dalla Classical Carpets nei laboratori di Ushak in Anatolia e presentato in anteprima nell'unica data di sabato 22 maggio. La presentazione di questo unico esemplare che è destinato a diventare una rarità ed un oggetto di valore storico, economico e sacro ha registrato una partecipazione numericamente discreta, da segnalare anche una breve e gradita ricognizione dell'esperto e collega Taher Sabahi prima della conferenza, il quale ha scattato alcune foto all'esemplare (Forse ci onorerà di un suo articolo in proposito sul prossimo numero di Ghereh?).
Oltre a ringraziare nuovamente i relatori del convegno del quale è stato realizzato un filmato che è in lavorazione e che verrà prossimamente pubblicato, si ringraziano tutti i visitatori.
Un sincero e particolare ringraziamento va a chi ha creduto in questa iniziativa, premiando settimane di sforzi organizzativi ed economici sopportati dalla Ushak Atelier di Meraviglie, dalla De Reviziis Tappetirari.com e dalla Container Concept Store.
Unica macchia di cui ci si rammarica: la scarsa partecipazione degli esercenti e dei residenti della via del Carmine di Torino. Purtroppo eventi di cultura come questo non sempre vengono capiti e accolti dal pubblico come ci si aspetterebbe.

venerdì 21 maggio 2010

Vi aspetto tutti questo sabato 22 Maggio

Vi aspetto tutti presso il mio atelier (De Reviziis - via del Carmine 8/b) ore 16:00 per l'esposizione unica ed irripetibile del Tappeto Ushak destinato in dono al Pontefice Benedetto XVI. Il tappeto giungerà direttamente da Parma il giorno stesso e verrà esposto al pubblico solo per poche ore in quest'unica data e in quest'unica occasione, per poi ripartire la sera per Parma e di lì alla volta della Santa Sede.

Come introduzione all'evento: un vernissage ed una conferenza introduttiva al tema presso la galleria Container Concept Store di via del Carmine 11 ore 15:00.

Link diretto per scaricarsi l'invito: http://www.tappetirari.com/invito.pdf

Vi aspetto tutti.

martedì 18 maggio 2010

I tappeti Ushak

Gli Ushak (in turco Uşak) erano tappeti ottomani famosissimi, che venivano realizzati tra il XIV sec. e il XVII sec. nell'omonima città di Uşak a nord di Denizli. Erano tappeti molto apprezzati dalla corte di Istanbul che ne commissionava di svariati, soprattutto di ampie dimensioni, ma erano anche i tappeti dei mercanti veneziani e genovesi che avevano stabilito una sorta di monopolio commerciale marittimo con i Turchi, portando da oriente ai porti italiani i primi commerci.
Gli impianti decorativi degli Ushak erano vari: a buco di serratura, a stella, a griglia, a gol arabescati, chintamani, etc. rappresentavano la continuità iconografica ed aniconistica oghuz e selgiuchide dei secoli precedenti, filtrata però dalla rinnovata sensibilità dei laboratori di corte ottomana che avevano fatto propri elementi di classicità bizantina ed elementi iconografici e tecnici originari dalla Persia e dall'Armenia.
Realizzati lana su lana con trama molte volte di colore rosso, avevano nodo asimmetrico con una densità oscillante tra i 500 e i 1500 per dmq.
Nel corso del tempo questi tipi di tappeto furono denominati in modi assai diversi: “tappeti dell’Asia Minore”, "tappeti di tipo turco", "tappeti anatolici", "Ushak", etc, ma la definizione tuttora più utilizzata è quella che prende il nome dai pittori rinascimentali che li ritraggono nelle loro tele: Lotto, Bellini, Memling, Holbein, Ghirlandaio, etc.
Purtroppo l'avvento del Barocco in Europa (Roma nel XVII) segnò il tramonto degli Ushak, che vennero via via soppiantati da ricche e floreali produzioni europee: in primo luogo Aubusson , Savonnerie e Axminster e poi successivamente dalle produzioni floreali persiane.
Ushak produsse ancora eccellenti esemplari fino alla fine del XIX sec. esclusivamente per la corte ottomana. Con la caduta dell'Impero nel 1923 la manifattura di corte di Ushak si interruppe definitivamente, lasciando il posto a manifatture periferiche di esemplari scadenti di piccolo formato e di kilim.
Da un paio di anni a questa parte la Classical Carpets ha ricominciato a fare annodare ad Ushak tappeti stilisticamente e strutturalmente identici a quelli dei secoli passati, in un percorso di recupero storico e culturale dell'annodato che non ha precedenti e non ha paragoni neppure con il progetto Dobag.

sabato 15 maggio 2010

Il contesto storico dei tappeti Ushak

E' impossibile parlare dei tappeti Ushak senza fare prima una doverosa premessa sulla situzione geopolitica nel XV secolo in Asia. Situazione che diede appunto i natali a questo particolarissimo fenomeno artistico ottomano, riprodotto nella maggior parte delle tele rinascimentali della vecchia Europa e ivi molto apprezzato e ricercato.

La dinastia ottomana  (1281 al 1923) che aveva preso il nome dal suo fondatore Osman I figlio di Ertuğrul della tribù Kayi dei turchi Oghuz, dopo aver conquistato tutta la penisola anatolica, nel corso del XV secolo, intraprese una minacciosa penetrazione verso il cuore dell'Europa, riuscendo a sottomettere l'intera penisola balcanica fino al Danubio. Nel 1453 Il sultano che era l'assoluto autocratico regnante e governante e vantava per questo numerosi titoli: Sovrano del Casato di Osman, Sultano dei Sultani, e Khan, conquistò anche Costantinopoli,  proclamandosi Kayser-i Rum (Cesare dei Bizantini) e lasciando il mondo cristiano nel più assoluto sbigottimento. Era infatti la fine di un'era, perchè sotto l'incalzare delle truppe musulmane guidate dal sultano Maometto II, non cadeva semplicemente la capitale Bizantina, cadeva  la Roma d'Oriente, un simbolo millenario della classicità. Naturalmente la caduta di Costantinopoli non fu solo per merito militare turco quanto anche per il mancato interventismo delle controparti, che per opportunismo strategico/economico decisero di voltare le spalle alla capitale Bizantina. Venezia e Genova infatti preferirono salvaguardare i buoni rapporti commerciali con i turchi, abbandonando così Costantinopoli al suo destino, e ben poco, poterono fare gli aiuti inviati dal Papa, essi infatti giunsero quando ormai gli ottomani erano già entrati trionfalmente al di là delle mura. Ma l'impeto ottomano non si accontentò certo di quella clamorosa conquista.

Agli inizi del Cinquecento, Selim I, nipote di Maometto II, occupò l'Armenia persiana, sconfiggendo successivamente anche l'ultimo sovrano mamelucco. Gli ottomani presero così possesso anche dell'egitto, della Siria e della Palestina, l'impero al momento del suo apogeo, (regno di Solimano 1520-1566), si estendeva ormai su tre continenti, e comprendeva culture e popoli estremamente diversi fra loro.  La volontà di rispettare le tradizioni dei popoli, ma anche la comodità rappresentata dal fatto di non dover creare una nuova legislazione nei paesi appena conquistati fecero dell'impero ottomano un laboratorio di tolleranza multietnica straordinario. L'Impero bizantino giocò un ruolo importante nella trasmissione della conoscenza classica al mondo islamico, la vecchia Costantinopoli islamicamente ribattezzata dagli ottomani "Istanbul" vide la gran parte degli edifici religiosi non distrutti, ma bensì riadattati in moschee nel pieno apprezzamento del precedente stile architettonico (un esempio ne è la moschea di Santa Sofia, un tempo il più grande tempio della cristianità). Il trasferimento della capitale ottomana nell'antica città bizantina, poi portò alla costruzione del grandioso complesso del Topkapi nell'area precedentemente occupata dal foro e dai palazzi imperiali. Con la corte ottomana affacciata sul bosforo e sull'Europa la città di Istanbul divenne centro di rinnovato fervore artistico e culturale, sotto gli ottomani, Costantinopoli ritrovò un nuovo periodo di splendore, diventando sede del califfato nel 1517, ma mantenendo la sede del patriarcato greco-ortodosso e il carattere cosmopolita dei secoli precedenti.
Il dominatore ottomano intrapprese un rapporto di osmosi con le altre culture dell'impero, che furono di volta in volta valorizzate, evidentemente, per senso di opportunità ma anche e per consapevole volontà  di migliorare se stesso, e conferendo così anche all'arte, caratteristiche e gusti del tutto innovativi nell'ambito dell'Islam. Fu così che la corte di Istanbul, influenzata anche dall'antica tradizione bizantina e greca, e al tempo stesso caratterizzata dagli antichi echi  di un lontano oriente dal quale i turchi ottomani erano originari (l'Asia centrale), promosse su ampia scala la produzione artistica di oggetti di lusso, tra i quali appunto i tappeti di Ushak.
I tappeti Ushak - in turco Uşak - venivano realizzati nell'omonima città di Uşak a nord di Denizli, a partire dal XV secolo. I fasti del gusto bizantino e l'austerità del disegno turco si mescolarono alle conoscenze di annodatura e di estetica persiana (nodo e grandi medaglioni), il che permise di raggiungere livelli di annodato molto evoluti, sia per l'imponenza iconografica degli esemplari a grandi medaglioni, sia per il nodo asimmetrico che conferiva grande finezza, che per la capacità di curvare le linee negli impianti iconografici. Erano modelli nuovi, tanto per l'Islam ottomano quanto per l'occidente cristiano, ma che rappresentavano al tempo stesso una classicità criptica per ambedue le civiltà. I simboli infatti traevano ispirazione da culture che si erano già incontrate precedentemente, rispettivamente: il patrimonio culturale ed estetico ellenistico di Carlo Magno e quello buddistico/braminico dell'Asia. Gli Ushak esercitavano quindi un fascino magnetico che richiamava ambedue le civiltà alle loro precedenti origini, era un continuo ribagnarsi alla fonte, (si pensi ad esempio ai Chi di nuvole di patrimonio asiatico  e alle linee secce e geometriche delle greche presenti nelle cornici di richiamo ellenistico). Fu probabilmente questa la vera chiave di volta del grande successo di questi eccezionali tappeti, almeno fino al XVII sec.

martedì 11 maggio 2010

"Un tappeto per il Papa" - info e biglietto d'invito

"Un tappeto per il Papa" è il nome scelto per la presentazione al pubblico a Torino di uno straordinario Ushak della Classical Carpest realizzato e destinato esclusivamente per Papa Benedetto XVI.
L'evento che durerà il solo giorno 22 maggio 2010 sarà caratterizzato da diversi appuntamenti che prenderanno vita in due luoghi distinti ma non distanti: l'Atelier De Reviziis - Tappeti Orientali in via del Carmine 8/b e il negozio Container Concept Store di via del Carmine 11.
Alle 14:50 nei locali di Container Concept Store un piccolo vernissage, alcuni esemplari Classical Carpets ed una breve conferenza sugli Ushak e sul tappeto in oggetto, apriranno la strada all'esposizione dell'esemplare.
Il tappeto sarà visibile a partire dalle ore 16:00 nell'Atelier De Reviziis Tappeti orientali, al centro di un ambiente tipicamente orientale e attorniato da decine di tappeti classici dell'Atelier stesso e da altri tappeti Ushak dal catalogo Classical Carpets. Si prevede che in alcuni momenti della giornata, il tempo per osservare da vicino questo particolarissimo oggetto sarà piuttosto breve, dai 5 ai 10 minuti, a seconda del flusso di visitatori.

Per scaricare l'invito alla presentazione cliccare QUI
Link diretto: http://www.tappetirari.com/invito.pdf

venerdì 7 maggio 2010

Un tappeto per il Papa

Quanto avevo auspicato alcuni mesi fa (clicca qui per leggere) si sta finalmente avverando: la Classical Carpets ha infatti realizzato nei laboratori turchi un nuovo Ushak espressamente per il Santo Padre. Si tratta di un esemplare inedito, che in letteratura viene definito il tappeto di congiunzione tra l'Holbein e il Lotto, selezionato tra i tappeti classici nel libro di Julius Lessing e presente nel famoso dipinto di Memling. Naturalmente da grande estimatore dei tappeti anatolici e da cattolico quale sono, non potevo esimermi dal contribuire fattivamente per la sponsorizzazione di questa iniziativa che per l'occasione ho voluto ospitare personalmente presso il mio piccolo atelier, in concomitanza con il week end conclusivo dell'Ostensione della Sindone e a pochi giorni dall'invio con una delegazione di questo importante dono al Santo Padre. Nei prossimi giorni, Tappetorientale si dedicherà pertanto alla presentazione di questo evento di una sola giornata, con la possibilità non ancora confermata di una proroga di un giorno, e cioè possibilmente dal 22 maggio al 23 maggio compreso. Naturalmente tutto dipenderà dalla risposta del pubblico.

Qui sotto il trailer promo dell'iniziativa.
Buonavisione.

lunedì 3 maggio 2010

La storia dei tappeti "bejeweled" o "ingioiellati"

Il primo tappeto ingioiellato conosciuto nella storia, è quello di re Cosroe I, della Persia Sasanide, il quale detenne il potere dal 531 al 579 d.C. e che secondo fonti letterarie e storiche si narra abbia fatto realizzare un imponente tappeto giardino per la sala delle udienze a Ctesifonte (capitale dell'antica Persia Sasanide), e con il quale durante i lunghi inverni si intratteneva per ricordare le gioie della primavera quando le nevi e le noie dell'inverno appunto lo assillavano e lo trattenevano a palazzo. Il tappeto era enorme, delle dimensioni approssimative di   65 x 25 metri, intessuto completamente in fili d'oro, di seta e d'argento, e decorato con pietre preziose, dove queste simulavano i fiori in boccio, i cristalli chiari rappresentavano l'acqua corrente e i grandi smeraldi imitavano il verde dei prati. Purtroppo gli arabi, che invasero la Persia nel 634 d.C. smembrarono il tappeto e ne portarono i pezzi a Damasco e presso le loro regge e/o abitazioni per trattenerli e venderli.
La tradizione dei tappeti ingioiellati proseguì sicuramente presso le corti e i palazzi dei califfi abbasidi del nono secolo d.C. Nelle descrizioni della celebre raccolta di novelle orientali "Le Mille e una notte" si parla infatti di tappeti decorati con perle, rubini e turchesi. Ovviamente non si sa quanto ci sia di vero in queste cronache e quanto di mitizzato, resta il fatto che tali tappeti vengono considerati a tutt'oggi come i precursori degli Herekè a fili d'oro e di argento.
Una testimonianza contemporanea di questa tipologia mitica la fornisce il famoso tappeto di perle di Baroda venduto poco tempo fa a Doha all'asta di Sotheby's ad un prezzo record di quasi 5,5 milioni di dollari. Questo eccezionale tappeto indiano realizzato e commissionato un secolo e mezzo fa per la tomba di Maometto a Medina. venne ordinato dall'allora Maharaja di Baroda, nel Gujrat indiano per un voto che aveva fatto. Si tratta di un enorme ricamo in fili di seta e perle intrecciate (oltre un milione e mezzo) oltre a diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri, con un disegno a tre medaglioni, ispirato agli esemplari Safavidi.
L'esemplare è stato comperato da un anonimo compratore che se lo e' aggiudicato per la cifra di 5,458 milioni di dollari. Fili d'oro e di argento sono stati intrecciati in esemplari Safavidi di Tabriz nel XVI secolo, e più recentemente nei Kashan e negli Herekè produzione quest'ultima tutt'ora esistente e rappresentante i più preziosi e fini tappeti in seta annodati nel mondo.

domenica 2 maggio 2010

Ritorno al buon senso?

Dopo anni di alienazione degli ambienti, con la promozione di arredi d'interni, monocromi e dalle linee secche e rigide. Dopo aver imposto al consumatore per intere decadi cosa egli doveva comperare e cosa invece doveva buttare perchè oboleto e demodè. Dopo aver obbligato l'essere umano a vivere in ambienti freddi, asettici, simili a ospedali o uffici, privandolo dei colori, e di suppellettili, come i tappeti a terra e i dipinti alle pareti...
Negli Usa un piccolo moto di restaurazione sta ricominciando a muoversi.
Si chiama Apartment therapy ossia appartamento terapia.
Il sito è questo: http://www.apartmenttherapy.com/   e lo slogan è eccezionale: "Salviamo il mondo una stanza per volta".
In pratica si promuove il ritorno all'arredo classico, dove le cose che via via l'uomo moderno si era abituato a togliere, ritornano.
Oggetti come quadri e Tappeti, che riprendono il loro ruolo, non solamente in funzione di arredo, ma anche nella riconosciuta funzione di restituire un equilibrio perduto alla compromessa psiche dell'uomo moderno.
Chissà se la Apartment therapy arriverà anche in Italia. Incrociamo le dita, nel frattempo godiamoci queste immagini di tappeti proposti negli ambienti del sito: http://www.apartmenttherapy.com/


sabato 1 maggio 2010

Giappone - una mostra a Kyoto di tappeti Safavidi in seta

Per chi dovesse andare in Giappone in questi giorni di maggio, ci sono ancora poco più d'una ventina di giorni per poter visionare una mostra di antichi tappeti e tessuti persiani in seta iniziata il 23 aprile a Kyoto.
La kermesse durerà un mese, presso appunto il museo delle sete di Kyoto, icona della mostra: un tappeto del periodo Safavide, di dimensioni definite dagli organizzatori iraniani e giapponesi "monumentali". Donato 500 anni fa alla corte del Sol Levante, questo tappeto eccezionale non venne quasi mai esposto al pubblico, per questo si pensa attirerà l'attenzione di molti esperti ed appassionati da tutto il mondo.
In alcuni stand della mostra vengono anche illustrate le varie fasi della lavorazione dei tappeti, dallo sviluppo dei bozzoli di bachi da seta fino alla tessitura di tessuti e tappeti. L'evento è stato organizzato in collaborazione della "Iranian Handmade Carpets Association e National Iranian Carpet Center" sponsor iraniani dell'esposizione.